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Villanova (ZP): «Il giorno del ricordo patrimonio storico nazionale, commemoriamo le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia per vincere ogni negazionismo»
Pubblicato il 8 Febbraio 2021

In foto, Alberto Villanova insieme al presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota, il 12 febbraio 2020

 

Venezia, 8 febbraio 2021 – «Il 10 febbraio commemoreremo il Giorno del Ricordo, istituito per riflettere e onorare tutte le vittime delle atrocità compiute dalle milizie del maresciallo Tito. Stragi ripetute che, per il loro disegno, modalità di esecuzione e dimensioni sono da considerare a tutti gli effetti una pulizia etnica. Chi non ha mai visto quegli spacchi profondi nel terreno carsico, al cui interno sono stati gettati senza alcuna considerazione, come rifiuti, gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia, non può neanche capire cosa sia accaduto. Ecco perché è di fondamentale importanza sostenere ogni azione che permetta una corretta conoscenza della storia, contrastandone ogni strumentalizzazione, negazionismo e riduzionismo». A dirlo è Alberto Villanova, capogruppo in Consiglio regionale di Zaia Presidente, che annuncia così la risoluzione da lui presentata al riguardo.

«Il Consiglio regionale del Veneto ha stretto un protocollo con l’associazione “Unione degli Istriani” – continua Villanova – che prevede visite dei consiglieri regionali estese anche agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado al Museo Centro Raccolta Profughi di Padriciano e ai luoghi della Memoria degli italiani perseguitati. Solamente davanti alle foto di quei volti, molti ancora senza nome, esposti al museo, davanti ai carretti con i pochi oggetti raggranellati dai profughi, si può comprendere la tragedia vissuta dagli esuli. La mia risoluzione vuole far sì che le iniziative previste da questo protocollo vengano portate avanti, e venga organizzato un ciclo di conferenze e di sedute straordinarie della Commissione consiliare permanente Cultura, alla presenza degli studenti e dei loro insegnanti, per incontrare esperti, storici e testimoni. Per troppo tempo questi fatti sono stati taciuti, protetti da ragioni di opportunità politica e di strategie internazionali legate alla guerra fredda. Ancora oggi in troppi si ostinano a voler negare ciò che è stato, derubricandolo magari a semplice lotta politica. A ciò non contribuisce il fatto che molte strade e piazze, in Italia, siano ancora dedicate al maresciallo Tito, tuttora insignito dell’alta onorificenza concessagli nel 1969 dall’allora presidente della Repubblica Saragat. Purtroppo la legge non consente di revocare le onorificenze ai soggetti deceduti. Alle assurdità burocratiche possiamo e dobbiamo rispondere con una coscienza civile e storica che si opponga a queste assurde decisioni piuttosto che agli inqualificabili tentavi di qualche storico allo sbaraglio che, solo per aver fatto una gita con gli amici nei Balcani, crede di poter riscrivere per i suoi compagni di viaggio una delle più grandi tragedie del dopoguerra italiano».