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Giorno del ricordo, Maino, Giacomin, Zecchinato, Cecchetto, Finco (Lega – LV): “Revocare le onorificenze a Tito è il nostro modo di onorare degnamente le vittime italiane: è giunto il momento che i ricordi ragionati prendano il posto dei rancori esasperati”
Pubblicato il 10 Febbraio 2022

Venezia, 10 febbraio 2022 – “Depositare questa corona d’alloro non basta ad onorare la memoria di tutte le vittime delle foibe e l’esodo dalle loro terre, gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Ricordare l’orrore è fondamentale perché certi delitti non vengano dimenticati, ma la legislazione ci concede uno strumento per mettere mano, almeno, ad una grande ingiustizia del passato: revocare tutte le onorificenze italiane al maresciallo Tito e far sparire il suo nome dalle nostre strade”.

Sono queste le parole dei consiglieri regionali vicentini Silvia Maino, Stefano Giacomin, Marco Zecchinato, Milena Cecchetto, assieme al vicepresidente del Consiglio regionale, Nicola Finco, alla cerimonia istituzionale al Cimitero Maggiore di Vicenza per onorare il “Giorno del ricordo”, dove la consigliera Maino ha portato il saluto del Consiglio regionale in rappresentanza della Regione del Veneto.

“Legati ai polsi col filo di ferro – continuano i consiglieri – i prigionieri venivano spinti in colonna nel fondo delle cave di bauxite e falciati con raffiche di mitra” raccontava lo storico giornalista, Arrigo Petacco.  Altri, invece, furono allineati sull’orlo delle foibe e scaraventati nell’abisso dopo la fucilazione. Nelle isole o nei centri costieri le vittime venivano portate al largo in barca, legate a gruppi, zavorrate e buttate in mare. E ancora le torture, le brutalità, persino evirazioni, stupri e violenze sessuali. Un calcolo esatto degli assassinati non è possibile. Il presidente Carlo Azeglio Ciampi, nel primo anno in cui in Italia si celebrò il Giorno del Ricordo nel 2005 dopo l’approvazione della legge che istituiva questa ricorrenza rivolse il suo pensiero “a coloro che perirono in condizioni atroci nelle foibe”, “alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia”. Avvenimenti, affermò il Capo dello Stato, che “formano parte integrante della nostra vicenda”.

“Nessuno può render giustizia alle vittime che siamo qui oggi a ricordare – proseguono i consiglieri – nessuno può consolare le famiglie per quello che hanno dovuto subire, ma cancelliamo il nome dell’autore di questi crimini dalle strade. E’ questo l’unico modo degno per onorare il Giorno del Ricordo e le vittime delle foibe. A 18 anni dall’istituzione di questa giornata per tenere viva la memoria, ci sono ancora parti politiche che negano o minimizzano la tragedia delle foibe. Assolutamente inaccettabile per noi leghisti. Come è vergognoso che Paesi membri dell’Unione Europea, come ad esempio la Slovenia e la Croazia, vantino ancora numerose piazze, strade, parchi e persino lungomari intitolati a Tito, come Rovigno, Pola e Capodistria. Anche in Italia assistiamo a questa vergogna: vari comuni, tra cui Parma, Reggio Emilia e Nuoro, hanno strade o piazze a lui intitolate. Va rimossa questa oltraggiosa celebrazione di un dittatore che ha segnato con il sangue e la violenza la storia d’Italia”.

“Non si dimentichi l’esodo di oltre 300.000 istriani, dalmati e giuliani, i rastrellamenti durante i 40 giorni di occupazione di Trieste. Era un periodo nero della storia d’Italia dove vennero commessi crimini orribili contro gli italiani. I responsabili di questi omicidi, come il dittatore Tito e le sue squadre comuniste del terrore, dovrebbero trovare posto nel musei degli orrori e non certo all’imbocco di piazze e strade. Il nostro intento è revocare senza se e senza ma – proseguono i vicentini – la scandalosa onorificenza di cui, ancora oggi, è insignito il maresciallo Tito, decorato come Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, con l’aggiunta del Gran Cordone, che è la massima onorificenza del nostro Paese. Stiamo portando avanti questa battaglia al Governo, una battaglia di dignità e buon senso”.

“E’ giunto il momento che i ricordi ragionati prendano il posto dei rancori esasperati. Siamo qui per questo, per rendere giustizia e affermare che queste pagine dolorose sono parte integrante della nostra storia, una parte che non vogliamo certo nascondere, negare o stravolgere, ma riportare alla luce. Il secolo scorso fu segnato dalle pulizie etniche, ad iniziare da quella Armena per proseguire poi nella tragedia della Shoah assunta a simbolo di ogni Olocausto sino a giungere alle pulizie etniche di cui la tragedia istriano-dalmata che oggi ricordiamo fu vicenda esemplare. Noi ricordiamo il dramma delle foibe, quanti furono assassinati o affogati nell’Adriatico, rapiti e mai più ritornati alle loro famiglie e poi l’Esodo amaro di Istriani, Dalmati, cittadini di Fiume e del Quarnaro. Mentre il resto d’Europa festeggiava la fine della guerra e iniziava a guardare al domani con fiducia, nell’Istria, nella Dalmazia, nel Quarnaro a Fiume come nell’area giuliana per migliaia di nostri concittadini la guerra continuava, anzi, assumeva i contorni del terrore, di una pulizia etnica devastante con una vera e propria caccia all’uomo e un carico di violenze incredibili. Vittime di quel clima furono cittadini che non s’erano di certo compromessi con il regime fascista o con l’occupante nazista. Pensiamo ai bambini e gli adolescenti assassinati nella strage della Vergarolla, a Pola, strage voluta per intimidire gli italiani rimasti in Istria”.