Venezia, 9 febbraio 2021 – «La città di Venezia non può essere separata dal suo porto: tutelare l’una, significa rilanciare anche l’altro. Per questo è fondamentale che la nostra città continui ad essere home port internazionale. Prima che il Covid si abbattesse su tutti noi, Venezia, con 1.617.945 crocieristi nel solo 2019, dimostrava di essere in grado di accogliere qualsiasi tipo di nave, grazie anche al collegamento con l’aeroporto internazionale Marco Polo, con la ferrovia e con le autostrade A4 e A27. Sono ormai quasi 11 mesi, però, che Venezia non accoglie più navi da crociera. Una crisi profonda che ha portato gli addetti portuali, con la cassa integrazione finita a novembre 2020, a chiedere alle istituzioni soluzioni immediate. Non possiamo lasciarli soli: per questo motivo ho presentato una mozione per chiedere una maggior tutela di tutti gli operatori e i professionisti portuali del settore crocieristico». Ad annunciarlo è Marco Dolfin, consigliere regionale del Gruppo Liga Veneta per Salvini premier.
«Attorno al porto turistico veneziano ruota un indotto enorme – continua Dolfin -: facchini e ormeggiatori, ma anche artigiani del vetro, tassisti e motoscafisti, gondolieri e tanti altri. Lavoratori che vivono di turismo proprio grazie al porto. La cancellazione degli scali delle navi da crociera a Venezia ha colpito tutti loro. Altra questione fondamentale è poi quella della manutenzione e degli scavi dei canali. Ad agosto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva stanziato 900 milioni di euro per i porti italiani, di cui 26 destinati a Venezia e Chioggia per escavi e interventi strutturali. Opere attese da tempo per facilitare il lavoro a tutti i portuali e migliorare la sicurezza dei lavoratori e delle navi. È stata proprio la condizione attuale dei canali a spingere le compagnie da crociera a scegliere Trieste come scalo principale fino alla primavera del 2021. Senza contare poi che Venezia è ancora in attesa della riprogettazione della conca di navigazione, indispensabile per mantenere in attività il porto con il Mose in funzione. Il Governo non può rimandare questi aiuti indispensabili: permetta al porto di lavorare e contribuire così all’economia dell’intero Paese».