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Brescacin (Lega-LV): «Sociale, nella discussione molte falsità sui servizi offerti dalla Regione per le fasce più deboli. Doveroso fare chiarezza su tutte le opportunità offerte»
Pubblicato il 14 Dicembre 2022

Venezia, 14 dicembre 2022 – «In questi giorni di discussione ho sentito più volte le opposizioni semplificare, sminuire, denigrare quanto la Regione sta facendo per le famiglie venete. Credo sia doveroso fare chiarezza su alcuni temi, anche per fornire un servizio ai cittadini e informarli davvero su tutte le opportunità a loro disposizione. Il modello di sostegno sociale alle povertà descritto in questi giorni in aula non tiene conto delle azioni strutturate, nella piena collaborazione tra istituzioni pubbliche regionali e locali, in una programmazione articolata a carattere pluriennale che va dal piano regionale della povertà ai piani attuativi annuali. Parliamo di una serie di servizi e attività concreti sul territorio che negli ultimi cinque anni ha richiesto un impegno finanziario di 8 milioni di euro all’anno per finanziare il RIA, il Reddito di inclusione attiva: una misura tutta veneta che ha portato a risultati molto importanti. Ma anche il sostegno agli affitti, i progetti per la povertà educativa, la rete degli empori solidali che si sono resi, di anno in ano, sempre più radicati nel territorio. Nascondere queste offerte regionali ai cittadini non offre certo loro un buon servizio: è giusto ristabilire la verità». A dirlo il consigliere regionale dell’Intergruppo Lega-Liga Veneta e presidente della Quinta commissione consiliare Sonia Brescacin.

«Non possiamo non ricordare la legge sulla Famiglia, approvata nel 2020, alla base del piano triennale elaborato quest’anno che contiene numerose misure, tra cui l’intervento per l’abbattimento delle rette degli asili per le famiglie in difficoltà e che prevede uno stanziamento annuo di 5 milioni di euro per il 2021 e 2022. Così come non possiamo tralasciare l’approvazione del provvedimento relativo al Fondo Sociale Europeo nella nuova programmazione 2021/2027, in cui la Regione ha deciso di incrementare la quota decisa dal governo per l’inclusione sociale, pari al 25%, portandola al 28% delle risorse. Una decisione che conferma la priorità dell’amministrazione nei confronti delle fasce più in difficoltà e che porterà, nei prossimi anni, ad una serie di iniziative e bandi che daranno una buona risposta sul territorio per ridurre il divario sociale e sostenere le famiglie».

«In questi giorni – continua Brescacin – si è parlato a lungo anche di asili nido e scuole per l’infanzia paritarie. È bene ricordare che il nostro è un modello di welfare sociale consolidatosi nei decenni, diverso dal resto del Paese, in cui il 63% dell’offerta di servizi educativi per l’infanzia è rappresentata da scuole paritarie private, che lo Stato finanzia in misura assolutamente inferiore rispetto a quanto spende per gli asili pubblici. Un sistema che, come Regione, sosteniamo in maniera importante con una previsione complessiva di 35 milioni a bilancio (a cui si aggiungono i 5 milioni citati precedentemente per abbattere le rette degli asili alle famiglie in difficoltà). Tuttavia credo che, a fronte di una realtà come la nostra, in cui gli istituti pubblici per l’infanzia si riducono al 37%, lo Stato debba supportare le paritarie, garantendo alle famiglie servizi educativi di qualità, permettendo ai genitori di continuare con serenità a lavorare, potendo affidare i propri figli a una buona scuola. Infine non possiamo non fare un passaggio sulle IPAB. A chi lamenta la scarsa attenzione della Regione, faccio presente che il Rapporto OASI 2022, elaborato dalla Bocconi, certifica che il Veneto ha una copertura del fabbisogno per anziani non autosufficienti over 75 anni del 18%, su una media italiana del 9% e con una quota sanitaria regionale la più alta tra le regioni.

Un risultato frutto di anni di interventi sul territorio, l’ultimo dei quali il Fondi strutturato triennale 2022-2024 di circa 148 milioni di euro, varato a luglio, per poter finanziare ulteriori 3mila quote e impegnative e per adeguare le tariffe. Il Bilancio recepisce infine una richiesta a favore delle IPAB pubbliche con l’abbassamento dell’IRAP dall’8,5% al 3,9%, parificando la tassazione a quanto pagano i servizi per anziani aventi natura giuridica privata. Un lungo elenco di interventi, mi rendo conto, che però è doveroso: nascondere quanto fatto, lamentare la mancanza di servizi come fanno le opposizioni, non aiuta certo i cittadini a sapere quali sono le opportunità che possono sfruttare. E non è questo il nostro ruolo».