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Maino (Lega – LV): “Primo sì della Camera risponde alla mia risoluzione per vietare il ricorso alla maternità surrogata”
Pubblicato il 1 Giugno 2023

Venezia, 31 maggio 2023 – “Accogliamo con gioia il primo sì alla Camera alla maternità surrogata come reato universale. In commissione Giustizia, la battaglia contro la Gestazione per altri (che è già vietata in Italia ma il cui divieto si vuole estendere ed inasprire) è finalmente, davvero, iniziata.

Venerdì scorso ho depositato una risoluzione, in Consiglio regionale per dire No all’utero in affitto, alla mercificazione del bambino e della donna che, nella maternità surrogata, è evidente”.

Queste le parole del consigliere dell’Intergruppo Lega – Liga Veneta, Silvia Maino, che venerdì ha depositato in Consiglio regionale del Veneto una risoluzione dal titolo: “Universalizzazione del divieto di ricorso alla surrogazione di maternità da parte del cittadino italiano”.

“Nella maternità surrogata – spiega Maino – una donna porta avanti una gravidanza per conto di una coppia committente, definita genitori intenzionali. Si è creata una vera e propria industria: gameti, embrioni, madri surrogate e committenti sono trasportati da un Paese o da un continente a un altro e le diverse fasi del processo (fornitura di gameti, impianto di embrioni, gravidanza e nascita) vengono organizzate per eludere restrizioni e per usufruire di buone condizioni infrastrutturali”.

“I rapporti tra genitori committenti e madre surrogata – prosegue il consigliere – sono regolati da contratti che generalmente includono clausole coercitive. Ad esempio, è previsto che la madre surrogata debba sottoporsi a controlli periodici, assumere determinati farmaci, seguire una dieta precisa o alloggiare nel luogo indicato dalla clinica, che raramente coincide con quello di residenza. I facoltosi committenti sono in una posizione di forza, tale da poter sovrastare la dignità della donna, le caratteristiche proprie della maternità, il legame oggettivo che si stabilisce fra la madre e il figlio, e le esigenze oggettive del figlio stesso, se questi elementi non risultano funzionali all’ottenimento del “desiderio” ad avere un figlio”. La mercificazione del bambino e della donna è evidente e non sembra un’esagerazione accostare la maternità surrogata a vere e proprie nuove forme di schiavitù”.

“La maternità surrogata non è solo contro la dignità della donna – continua Maino –  è al tempo stesso gravemente lesiva del “superiore interesse del minore”, come si legge nella Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (New York, 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con la legge 27 maggio 1991, n. 176) nel “diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi”, inoltre che “gli Stati parti vigilano affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà”. Nella maggior parte dei casi di maternità surrogata, al nascituro vengono negati diritti, quali la possibilità di conoscere le proprie origini, il proprio corredo genetico familiare, e la propria madre, ossia colei che lo ha portato in grembo e che lo ha messo al mondo. Infatti, il Parlamento europeo ha già adottato una posizione chiara contro la maternità surrogata che compromette la dignità umana della donna”.

“In Italia – prosegue Maino – ai sensi dell’articolo 12, comma 6, della legge 19 febbraio 2004, n. 40, la pratica della maternità surrogata è considerata un reato punibile con la pena della reclusione da tre mesi a due anni e con pena pecuniaria da 600.000 a 1 milione di euro. Divieto che tuttavia opera solo a livello nazionale e nulla prevede per i casi in cui la pratica della maternità surrogata sia praticata all’estero, nei Paesi in cui essa è tollerata o addirittura permessa. Per colmare questa lacuna normativa sono state presentate alcune proposte di legge finalizzate ad ostacolare qualunque pratica che possa configurarsi come traffico commerciale di bambini, prevedendo l’introduzione di un esplicito divieto per gli italiani di accesso alla pratica della maternità surrogata anche in Paesi Stranieri.

“La mia risoluzione – conclude Maino – esprime ferma condanna nei confronti di coloro che si affidano alla pratica dell’utero in affitto incentivando lo sfruttamento del grembo di una donna per fini economici e la mercificazione di bambini, esortando un veloce iter per l’introduzione, nella legge della Repubblica Italiana, del divieto universale di accesso alla pratica della maternità surrogata anche in Paesi stranieri.