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Cestari (LV): “No a nuove trivellazioni sul territorio del Delta”
Pubblicato il 28 Luglio 2021

Venezia, 28 luglio 2021 – “No a nuove trivellazioni sul territorio del Delta”.

Così la consigliera regionale Laura Cestari, del gruppo Liga Veneta per Salvini premier, commenta la mozione di cui è prima firmataria approvata oggi durante la seduta del consiglio regionale: “Per far capire l’entità del problema, parto dal 1951, l’anno della terribile alluvione del Po, quando i pozzi sul territorio del Polesine erano arrivati ad essere quasi 1.000, concentrati appunto sull’area del Delta del Po, proprio in seguito a questo disastro ci si iniziava a chiedere quali fossero le cause. Gli studiosi dopo varie valutazioni hanno rinvenuto che tra queste cause ci fosse l’abbassamento dei terreni, quindi la subsidenza, poi, in collegamento con le varie estrazioni metanifere che erano state effettuate. Negli anni Sessanta vi è stata addirittura una subsidenza che ha raggiunto punte di 3.5 metri. Tanto più che alcune centrali di quella zona, soprattutto in Adria, sono state sollecitate a chiudere proprio per questo motivo”.

“Se oggi guardiamo il sito del Ministero dell’Ambiente – continua la consigliera – si parla di transizione ecologica, e si scopre che fra i primi provvedimenti che rintracciamo all’interno del sito stesso ci sono le messe in produzione di alcuni giacimenti nell’Adriatico, quello più famoso è il Teodorico, contro il quale stiamo combattendo a Rovigo già da anni, anche insieme a tutti i comuni della Provincia.

Tenuto conto che il Veneto e il Delta del Po hanno “già dato” in passato, nessuno di noi vuole sposare né promuovere azioni che potrebbero causare danni irreparabili al nostro territorio”.

“Con la mozione – conclude la consigliera Cestari – impegniamo la Giunta a farsi promotrice di iniziative nei confronti del Governo, coordinando anche i comuni del Polesine, affinché vengano cancellati i progetti di trivellazione e stoccaggio, preservando l’ecosistema dell’Adriatico e ad impedire nuovi insediamenti di piattaforme estrattive che possano ledere l’equilibrio di un territorio fragile come quello del Delta del Po”.